“Castrogiovanni è uno scrigno di panorami”. Così già nel 1889 Charle Didier racconta e descrive il capoluogo più alto d’Italia “Un oceano di monti e di valli mossi continuamente come un tremolio di marea”. Enna un’isola nell’isola con le sue bellezze mozzafiato che hanno incantato ed affascinato scrittori, giornalisti, letterati provenienti da ogni dove. Un luogo suggestivo per eccellenza dove perdere lo sguardo è quello che il giornalista Dino Ardizzone definisce il “Belvedere di Sicilia”. Realizzato nel 1927 fa parte delle opere che nel periodo fascista modificarono il volto della città. Si trova nel centro storico, tra verdi aiuole e maestosi Cedri del Libano che circondano la monumentale Fontana del “Ratto di Proserpina”, in stile barocco che simboleggia uno degli episodi mitologici più affascinanti e immortali. Inizialmente dedicato a Guglielmo Marconi e poi allo statista siciliano Francesco Crispi, era noto come “chianu di Sant’Orsola”, per la presenza dell’omonima chiesa, demolita per far posto, agli inizi del ‘900, all’albergo belvedere, un gioiello in stile liberty. Esso rappresenta il salotto di Enna, è un’ampia piazza rettangolare che, delimitata da un corrimano composto da colonnine e vasi artistici e prolungato sul viale Marconi, si affaccia su un vasto e suggestivo panorama, uno dei migliori punti di osservazione paesaggistica della Sicilia: lo sguardo spazia dal paese di Calascibetta, al Monte Altesina e a tutto il settore settentrionale dalle Madonie, gran parte della Sicilia centrale, fino alle vette dei Nebrodi, che cingono l’orizzonte, per volgersi a Est includendo per intero il paesaggio che arriva fino a sua maestà l’Etna. Al centro della piazza è situata la monumentale Fontana del “Ratto di Proserpina”, un’opera di grande impatto su cui spicca la statua bronzea che ne rappresenta il rapimento, copia fedele del celeberrimo lavoro originale dello scultore Gian Lorenzo Bernini che si trova attualmente nella Galleria Borghese di Roma. Posizionata il 2 novembre 1935 , fu inaugurata l’11 novembre dello stesso anno, in occasione della ricorrenza del genetliaco di S.M il re Vittorio Emanuele III, a ricordo delle antichissime origini della città. L’opera, voluta dal Podestà Antonino Livoti, fu progettata dall’ingegnere architetto Vincenzo Nicoletti Guarnaccia di Palermo e originario di Pietraperzia, che volle donarla alla città di Enna.
