Particolarmente significativo Lu Signuri di li Fasci, il Venerdì Santo a Pietraperzia, dove un palo alto più di otto metri col crocefisso in cima, viene issato e scenograficamente tenuto in equilibrio grazie alle centinaia di fasce di lino (lunghe 36 metri e offerte in voto dai fedeli) che vi sono fissate, in un’atmosfera intensamente drammatica e spettacolare, carica di tensione per le imprevedibili inclinazioni del legno e le difficili “girate” della processione. È certamente tra le commemorazioni più rappresentative e caratteristiche in Sicilia, nel periodo pasquale, riconosciuta tra le eredità immateriali della Regione Siciliana. Il fulcro di tutta la rappresentazione sta nella grande trave di legno, inserita in una base cubica di cipresso che la sostiene, detta “Vara”. Verso il tramonto viene deposta all’esterno della chiesa e ad essa si appone una struttura metallica circolare. Da quel momento, con afflusso continuo e permeato da profonda religiosità collettiva, la popolazione si avvicina e ognuno annoda al cerchio una lunga striscia bianca. Le fasce raggiungeranno alla fine il numero di 200. Poco prima dell’inizio della processione è posto sulla sommità l’antico e prezioso crocifisso che con rituale antico, viene prima passato di mano in mano dai confrati disposti a catena di fronte alla chiesa del Carmine. Ai piedi del Cristo è inserito un globo dai vetri policromi, poi illuminato, simbolo del mondo e delle sue diversità. Alle ore 20 appena un confrate designato batte tre colpi sulla vara, la croce improvvisamente viene innalzata e si trasforma in una montagna bianca innevata, al cui vertice domina il Cristo. La fluorescenza data dal riflesso delle lampade impiantate sull’asse verticale trasmette la sensazione di un avvenimento improvviso e miracoloso. La perfetta riuscita sincronica dell’innalzamento è un simbolo di buon augurio per tutta la collettività. Segue, a processione avviata, l’Urna con il Cristo morto e il fercolo dell’Addolorata portati dai confrati.
