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A spasso per Morgantina

Aidone

Sulle pendici della collina della Cittadella (fig.1) si trovano i resti dell’insediamento protostorico, tra cui una grande abitazione sicula a pianta longitudinale lunga 25 metri, databile tra la fine del IX e l’VIII secolo a.C. e resti di edifici di età arcaica; mentre la collina “della fattoria”, cosi chiamata per la presenza di un edificio medievale, era l’acropoli fortificata della città arcaica, al cui interno sono state rinvenute le fondazioni di un naískos con tegole in terracotta dipinta e antefisse fittili a testa di Gorgone e a protome di leone (fig.2), databile alla metà del VI secolo a.C.

Le necropoli dall’età del Ferro all’epoca arcaica sono dislocate lungo le pendici settentrionali,orientali e meridionali della Cittadella.

I principali monumenti tuttora conservati a Serra Orlando sono:

La complessa fontana monumentale (III secolo a.C.) era un portico coperto, con fronte a sette colonne sul lato rivolto verso l’agorá.

Il bacino esterno, configurato ad U, forniva l’acqua ai mercati pubblici.

La stoá est è un portico lungo trecento metri , realizzato nella metà del III secolo a.C. per delimitare il lato orientale dell’agorà superiore, aveva sulla fronte quarantatre colonne; al suo interno una serie di pilastri quadrangolari serviva a sostenere il tetto. In ciascuna delle due estremità si trovavano ambienti; di essi quelli a sud divennero parte dell’ufficio pubblico, adiacente alla stoá, di recente identificato come banca pubblica (trápeza); gli ambienti laterali a nord vennero poi occupati da una bottega di vasaio.

Ad est e ad ovest dell’agorá i quartieri residenziali erano disposti scenograficamente su terrazze, essi sono occupati da abitazioni lussuose con pavimenti in mosaico e decorazioni parietali.

Sulla collina est sono state esplorate alcune case, tra cui la casa del capitello dorico, così chiamata per un capitello dorico arcaico che si trova inglobato nella sua muratura. I quattro lati del suo cortile sono circondati da portici, sostenuti da colonne doriche di mattoni intonacati, oltre i quali si trovavano le stanze principali. I pavimenti della casa sono in parte in opus signinum.

Sul lato sud del cortile si trova una stanza possibilmente da identificare come cucina, con un’iscrizione augurale in greco EUEXEI (“stai bene”).

Un sentiero conduce alla Casa di Ganimede(fig.3), che risale alla metà del III secolo a.C. ed è organizzata intorno ad un unico cortile insolitamente lungo. La casa era articolata su due piani: le stanze private si trovano al primo piano. A nord, in una stanza in parte ricostruita, si vede un bel mosaico, danneggiato ma ancora leggibile, che raffigura il giovane pastore Ganimede mentre viene portato in alto dall’aquila di Zeus.

Il mosaico è uno degli esempi più antichi della tecnica musiva finora noti.

Il granaio est costruito nella metà del III secolo a.C., delimita il lato orientale dell’agorà bassa. La parte meridionale dell’edificio è costituita da due spaziosi depositi, verosimilmente destinati a contenere frumento e orzo; il grano era immagazzinato all’interno di un piano superiore ligneo, sostenuto da sostegni interni. I contrafforti esterni servivano, invece, a rafforzare i muri dell’edificio. Nel II-I secolo a.C., un vasaio installò la sua bottega nel vano all’estremità nord del granaio.

La grande fornace costruita nel II secolo a.C. , è una delle più ampie fornaci conosciute nel mondo antico,ha due corridoi di approvvigionamento (o praefurnia) contrapposti, collegati ad una camera di combustione di forma ovale tramite passaggi voltati in laterizio. La camera di combustione era coperta da un piano forato sostenuto da archi in laterizio, di cui si conservano le basi. In essa venivano prodotti tegole, condutture e grandi contenitori per derrate.

L’ekklesiastérion (fig.4), luogo di riunione dell’assemblea cittadina, si configura come un complesso costituito da tre ampie gradinate, che si incontrano formando angoli ottusi.

Oltre ad avere una funzione pubblica, le gradinate servivano da terrazzamento, fornendo anche un agevole accesso ai tre lati dell’agorá superiore.
Il
teatro è costituito da un’orchestra, una cavea o koílon semicircolare e un edificio scenico. Le quattordici file di gradini sono divise in sei cunei da strette scale o klimákes. Sopra e dietro uno dei cunei centrali di gradini ci sono quattro file di sedili rettilinei.

Il santuario centrale di Demetra e Kore, databile dal V al I secolo a.C., ha il cortile fiancheggiato da due portici e il suo angolo sud-ovest ospita un piccolo naós o tempio; inoltre sono stati portati alla luce due altari, di cui uno, un bothros sotterraneo, era dedicato a Kore, mentre l’altro, sopra terra, circolare e rivestito di stucco, era consacrato a Demetra.

Il macellum è un mercato coperto con quattordici botteghe disposte sui due lati di una corte all’aperto, il cui centro è occupato da una costruzione a pianta circolare dai muri massicci.

Il macellum di Morgantina, costruito nel II sec. a.C., è il più antico esempio noto di questa tipologia architettonica, che si ritroverà poi anche a Pompei e in altri centri del mondo romano.

La stoá ovest costruita nel 225 a.C.ca., è un portico a due piani rimasto incompleto quando Morgantina cadde nelle mani dell’esercito romano nel 211 a.C..

Dell’edificio vennero realizzati solamente il muro posteriore e la metà delle diciotto coppie di botteghe previste. A nord di essa si trova la stoá dorica, un edificio pubblico del III sec. a.C., il cui portico, di ridotte dimensioni, era sostenuto da colonne doriche in pietra calcarea.

La stoá nord-occidentale (250 a.C.ca.) è un piccolo portico, originariamente progettato per coprire l’intera lunghezza del lato occidentale dell’agorá; la sua realizzazione venne interrotta per costruire la più ampia stoá ovest.

La stoá nord (250 a.C.ca.) chiude il lato settentrionale dell’agorá superiore. Dietro un colonnato ligneo si trovavano venti botteghe o uffici e ampie stanze chiudevano ciascuna estremità.

La platéia A ( V-I sec. a.C.) è la principale strada di Morgantina; attraversava l’agorá a nord in direzione est ed ovest.. Un tratto della platéia A era pavimentata con grandi lastre di pietra calcarea.

La platéia A conduce alla collina ovest dove si trova il più grande quartiere residenziale (fig.5). Molte delle case sono state esplorate tra cui la Casa dell’Ufficiale (III sec. a.C.), come altre grandi abitazioni della prima età ellenistica a Morgantina, essa è costituita da due parti ben distinte, una, a sinistra del vestibolo d’ingresso, di rappresentanza con ambienti per i banchetti e l’altra,a destra, destinata ad essere il centro della vita familiare.

In contrada Agnese è stato messo in luce un edificio termale con due ambienti rettangolari e uno rotondo (fig.6) e una piscina all’aperto.

La città dei morti si trova al di fuori della cinta muraria , di cui si conservano alcuni tratti; le sepolture hanno occupato i costoni rocciosi circostanti.

I materiali archeologici rinvenuti a Morgantina sono esposti al Museo archeologico di Aidone.

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