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Il Castello di Lombardia

Enna
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Apertura: da lunedì a domenica compresi i giorni festivi dalle 10:00 alle 19:00 (orario continuato)
Pro Loco Proserpina Tel. 3401482641
prolocoproserpina.enna@gmail.com

Edificio simbolo della città, arroccato nella propaggine orientale di Enna si staglia maestoso il Castello di Lombardia con i suoi quasi tre ettari di superficie, lì dove un tempo i sicani avevano eretto la Rocca di Cerere, tempio dedicato alla dea delle messi. Il Castello denominato il rifugio sulla montagna, perchè in epoca sveva era difeso da fanti della Calabria lombarda, affonda le sue radici in un antichissimo maniero che i Sicani, incalzati dall’avanzare dei Siculi oltre due millenni fa, costruirono sulla parte più alta del monte su cui fondarono la città. Ottimo rifugio dagli invasori, grazie ad esso Enna fu un’importante polis greca e oppose una strenua resistenza ai Romani. In seguito al declino dell’impero romano, furono gli arabi, intorno al X secolo, a rifondare il maniero e a rivitalizzarlo, tanto da ridare a Castrogiovanni, nome arabo di Enna, il suo ruolo peculiare di Urbis Inexpugnabilis. Dopo alcuni secoli, l’architetto Ricardo da Lentini, su incarico della corte degli Svevi, ristrutturò il Castello, innalzando 20 bellissime torri per rafforzare gli imponenti muraglioni stretti attorno agli altri residenziali, ove soggiornò Federico II di Svevia durante i periodi estivi.
In quegli anni, la fortificazione conobbe il culmine della sua importanza strategica e la sua fama di castello inespugnabile si estese oltre i confini siciliani. Il castello si suddivide in tre grandi cortili ed un rivellino, uno stretto spazio recintato e delimitato da torri angolari, costruito probabilmente durante il restauro ordinato da Manfredi. Il primo grande cortile è quello di San Nicolò (o degli Armati), così chiamato per la presenza di una chiesa dedicata al santo vescovo di Mira. Negli ultimi 60 anni fu sede di un grande teatro all’aperto, da tempo dismesso e per questo motivo quando si parlava o si scriveva del Castello di Lombardia, lo si conosceva anche come il “Teatro più vicino alle stelle” apprezzato per le grandi stagioni liriche. Il secondo è quello della Maddalena (o delle Vettovaglie) cosiddetto per la presenza di una chiesa dedicata alla Maddalena, della quale oggi pare scomparsa qualsiasi traccia. Il cortile probabilmente adibito all’acquartieramento di truppe e cortigiani, è aperto verso la Rocca di Cerere da una porta detta “porta falsa”, oggi munita di scala ma un tempo sospesa in alto sulla scarpatura artificiale del banco roccioso. Il terzo cortile è quello di San Martino (o dei Condottieri), cosiddetto per la presenza di una chiesa dedicata al Vescovo di Tours, il più interno e perciò l’ultimo baluardo di salvezza in caso d’invasione: fu sede dell’alloggio del Re, infatti vi si conservano resti degli appartamenti reali, della sala regia, dei sotterranei, delle scuderie, dei granai, delle cucine, dei pozzi e di un oratorio rupestre sotterraneo. Il citato cortile è dominato dalla mole della Torre Pisana detta dagli arabi Torre delle Aquile, poiché numerosi rapaci vi svolazzano intorno dalle circostanti vallate. Si impone fra le 6 sopravvissute, delle venti costruite dagli architetti svevi, come la più alta, bella e meglio conservata. Domina gran parte della Sicilia. Tramite una scala si accede alla terrazza da dove si può ammirare un panorama mozzafiato che spazia sui due terzi dell’isola: da nord a est lo sguardo abbraccia i comuni di Calascibetta, Leonforte, Agira e Troina, fino a scorgere in lontananza l’Etna e le catene montuose dei Nebrodi, delle Madonie e degli Erei. Con l’avvento dei Borboni,iniziò il declino, l’importanza strategica del Castello venne meno; i fabbricati cominciarono a fungere da prigioni di massima sicurezza dalle quali era impossibile evadere, le sale regie divennero abitazioni dei guardiani, torri, camminamenti e mura iniziarono a crollare finchè, l’archeologo Paolo Orsi (1859-1935) diede avvio a operazioni di scavo, restauro e recupero che hanno fatto riemergere importantissimi resti. A piedi del Castello, una statua bronzea, opera di Pietro Marzilla, ricorda il coraggioso schiavo siriaco Euno che nel II secolo a.C. osò ribellarsi a Roma guidando la rivolta servile e inneggiando alla libertà. La spianata del castello, oggi è occupata dal Monumento ai caduti, di Ernesto Basile (1928).

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