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Il santuario di Papardura

Enna
scoprienna santuario di papardura foto arangio
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Aperti Lun - Sab: 09:00-12:30 / 15:00-18:30
Tutti i festivi aperti dalle 9:30 -12:00
Esclusi Natale e Pasqua
+39 370 1303650
+39 347 4787753
+39 340 2697351
info@santuariopapardura.it

Non più solitario come un tempo, il Santuario di Papardura conserva tuttavia intatta la sua aura remota, incuneato nel gran costone roccioso che strapiomba sulla valle del Rizzuto, ricca di acqua, d’orti e di oliveti. In un luogo senza tempo, si infrange il confine tra leggenda e storia, e si rivive l’antica pietà con cui, a meta del primo millennio, i contadini, nei luoghi della loro fatica custodivano in una grotta (come tante in Sicilia) i segni della loro fede, e non su tela ma nella viva roccia raffiguravano il Crocifisso tra le Marie piangenti (iconografia che permette di datare la pittura rupestre a non prima del VII secolo). La sapienza architettonica del tempo accostò la chiesa, costruita in muratura su un ponte, alla grotta preesistente, che ne costituisce l’abside, con una mirabile armonia ambientale. Al nudo intonaco dell’esterno risponde il barocco dell’interno: gli stucchi in gesso policromi, il ricamo ligneo del tetto a cassettoni, gli smalti rosso e oro della teca che racchiude la storica pietra; il trascorrere del tempo l’aveva trasformata da ingenua pittura in un interessante graffito primitivo, ma oggi una tavola lignea, vistosamente colorata, allo scopo forse di un’impropria custodia, ricopre e oscura il tutto. Alle pareti, su mensole decorate, i dodici Apostoli guardano immoti nello spazio e nel tempo, e l’unica voce è il suono del vento della valle. Uscendo sul sagrato senti che il luogo è tutto di memoria, con l’ampia vista su valli e crinali, e i sottostanti lavatoi in pietra lavica, dove ancora negli anni cinquanta le donne andavano a fare i loro bucati faticosi e canterini, sbiancati con la cenere e stesi sull’erba. Meriterebbe di essere attentamente visitato al pari di altre opere più note e più visibili. I venerdì di marzo il Santuario è meta di ‘u viaggiu’ dei fedeli. Ma vive il suo momento più intenso a Settembre, per la festività del Crocifisso, che era ed è in parte rimasta festa tipica di una collettività agreste: i muli bardati con le ricche livree colorate, ricamate da antiche mani sapienti, girando al suono dei campanacci per i vicoli non tanto denaro raccoglievano, come ora, quanto grano nelle capaci bisacce, e tutta la famiglia del ‘depositario’, chiamando a raccolta donne e ragazzi del vicinato, si impegnava come tuttora perdura, nel preparare, al canto di nenie tradizionali, ‘i cuddureddi’ da offrire il giorno della festa.

 

scoprienna preparazione cuddureddi foto arangio

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