Aree Naturali /

La riserva Campanito e Sambughetti

Cerami - Nicosia
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Come si arriva: Dall’autostrada A19 CataniaPalermo, svincolo Mulinello indicazione Leonforte. Appena fuori dal paese, imboccare la S.S. 117 per Nicosia e proseguire per Mistretta; al km 30,5 svoltare a sinistra per uno sterrato e seguire le indicazioni.

I paradisi lontani sono vicini

Nel territorio ennese la natura rigogliosa aspetta di essere scoperta. Una zona ancora “sconosciuta” ai più è rappresentata dal sistema montuoso più alto della provincia di Enna, tra i Nebrodi e le Madonie, si tratta dei monti Sambughetti con i suoi 1559 metri e Campanito con 1512 metri, sede dell’omonima riserva. L’area (2358 ettari) si trova nei territori di Nicosia e Cerami e divenne riserva dopo un lungo iter istitutivo, con la motivazione di preservare la splendida faggeta del Bosco della Giumenta. L’area protetta può definirsi come il cuore della biodiversità ennese. Ambienti naturali molto diversi tra loro, come pascoli montani e piccole zone umide, densamente popolate da flora e fauna, contraddistinguono la zona. Qui, infatti, il visitatore attento potrà spaziare facilmente dalla querceta termomediterranea con lecci e con sughere monumentali, come il patriarca della contrada Calogno, alla foresta decidua di montagna, dominata dal faggio che qui raggiunge il suo limite meridionale. A gestire la riserva l’azienda delle foreste demaniali che ha reso fruibile la bella area montana, non solo con la realizzazione di strutture di supporto alla percorribilità, come sentieri e luoghi dedicati al birdwatching e muniti di appositi capanni in legno, ma anche con la realizzazione di diverse aree attrezzate, più o meno vaste, che, a partire dall’area di ingresso della riserva, in località Suvarita, consentono ai visitatori un approccio divertente e facile a questa full immersion nella natura. Tutti i lavori realizzati sono improntati al rispetto formale e sostanziale del carattere naturale dell’area. Uso di pietra locale mai cavata, ma solamente raccolta, di legnami, di azioni di ingegneria naturalistica, di fatti “minimi ma sostanziali” utili alla sana riacquisizione di un equilibrio uomo-natura. I laghetti sono probabilmente la nota maggiormente emozionante della riserva stessa, facilmente raggiungibili mediante un sentiero appositamente creato dall’ente gestore; essi presentano una copertura boschiva a pioppi ed una splendida e variegatissima vegetazione ripariale ed igrofi la con salici, mazzasorda, ranuncolo d’acqua, lenticchia d’acqua, brasca. Grande la piacevolezza delle passeggiate sia invernali, solo con adeguata attrezzatura, che primaverili ed estive sulle rive dei tre specchi d’acqua. Oggi l’area umida è visitabile con grande comodità, servita da sentieri ben segnalati e tenuti aperti anche durante il rigido inverno nebrodese, utilizzabili anche con un efficiente servizio di guida naturalistica su prenotazione presso l’ente gestore. Inoltre forte è l’accezione etnoantropologica dell’area, caratterizzata dalla permanenza dei segni discreti, ma interessantissimi, delle lavorazioni che l’uomo ha tenuto da tempo immemorabile in queste contrade. Gran parte dell’area era infatti un feudo della Universitas di Nicosia, utilizzato come luogo di uso civico: qui il popolo nicosiano veniva per la transumanza, per la raccolta del legnatico, per l’utilizzazione dei frutti del bosco. Interessantissima la presenza di vecchi lembi di acquedotti montani e della grotta dei nevaioli, “Nivarula” per quella gente, cioè, che vivendo la montagna in pieno inverno, raccoglieva pazientemente la neve, accumulandola in cerchi coperti da paglia e pietre e trasformandola in preziosissimi blocchi di ghiaccio che avrebbero fatto la felicità delle sorbetterie siciliane delle città. Alle attività turistiche si alterna la conoscenza dedicata alle scuole e la ricerca.  Il territorio, caratterizzato da questo “sapore” di montagna, presenta una forte caratterizzazione tradizionale anche nei prodotti; qui, ad esempio, si è nel cuore della produzione delle mozzarelle di bufala e di formaggi che si avvalgono dei verdissimi pascoli montani, e la tradizione pastorale nicosiana si traduce in un vero e proprio culto della buona cucina di una volta ancora riscontrabile in qualità e quantità nei tanti esercizi dell’area.

 

 

 

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