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Il Parco Minerario è aperto dalle ore 8 alle ore 14 tutti i giorni da lunedì a domenica compresi i festivi
Importante esempio di archeologia industriale del Mezzogiorno
A pochi chilometri da Enna, percorrendo la strada statale 117 bis in direzione di Valguarnera, si trova il Parco Minerario di Floristella Grottacalda. Tra cristalli grezzi di gesso e sorgenti sulforee, immerso in un’ampia vallata, in un silenzio surreale si può godere lo spettacolo di un paesaggio stupefacente tra archeologia industriale e natura. Venne istituito nel 1991 allo scopo di recuperare e salvaguardare la memoria storica dell’attività estrattiva e produttiva dello zolfo, “l’oro giallo dei poveri” che per quasi due secoli, dal 1700 fino al 1980, ha rappresentato il miracolo industriale della Sicilia centro- orientale. Oggi è considerato uno dei più importanti esempi di archeologia industriale del Mezzogiorno. L’area, che si estende su una superficie di circa quattrocento ettari, è caratterizzata dalla presenza della Serie Gessoso-solfifera, uno spesso corpo roccioso formatosi alla fine del Miocene (Messiniano). Tra questi il gesso, il salgemma e il calcare di base da cui si estrae lo zolfo. Lo zolfo siciliano è uno dei più puri al mondo, era considerato della migliore qualità disponibile sul mercato. La faticosissima estrazione dello zolfo era affidata ai carusi, bambini di età inferiore ai 15 anni, che trasportavano il minerale estremamente infiammabile e pericoloso, scendendo nelle viscere della terra, attraverso le calature, strette gallerie verticali. E’ ancora possibile scorgere tutti i segni, drammaticamente evocativi della solfara siciliana dove operavano i “dannati del sottosuolo” che hanno ispirato tra le pagine più drammatiche della letteratura italiana. Tra tutte la “Ciàula scopre la luna” di Luigi Pirandello e la celebre novella “Rosso Malpelo” di Giovanni Verga. Il Parco comprende le miniere dismesse di Grottacalda, Floristella e Gallizzi. Un vero e proprio museo all’aperto che fornisce anche una “stratigrafia” delle diverse epoche relativamente ai sistemi e alle tecniche d’estrazione e di fusione dello zolfo. Ancora visibili i “calcheroni” ossia i grandi forni circolari utilizzati per la fusione e la separazione dello zolfo dal materiale inerte, i castelletti dei pozzi di Grottacalda e Floristella, i forni “Gill”, le “discenterie”, gallerie, strutture, apparecchiature ed impianti utilizzati per l’estrazione dello zolfo, molti ruderi e caseggiati alcuni di interesse architettonico, come un’elegante ciminiera in mattoni di cotto rosso e ancora il pozzo verticale Mezzeno, capolavoro ingegneristico di disegno neo-romanico. Il complesso minerario di Floristella, fa perno intorno a Palazzo Pennisi, capolavoro di architettura ottocentesca. Edificato sul fianco della Valle del Rio Floristella fu costruito tra il 1870 e il 1885 quale sontuosa residenza estiva della famiglia feudataria proprietaria del complesso minerario. Il Parco è anche interessante da un punto di vista naturalistico. Particolare menzione meritano una sorgente di acque sulfuree che alimenta il Rio Floristella e, soprattutto, le Maccalube o vulcanelli di fango. La vegetazione è variegata per la grande diversità di ambienti. Sono presenti elementi di macchia mediterranea come la ginestra odorosa oltre che elementi di vegetazione ripariale come il pioppo nero, il sambuco, l’olmo, il frassino. Si ritrovano, inoltre, formazioni boschive come l’eucalipto rosso, il pino d’Aleppo e il pino domestico.