TERRITORIO /

Cerami

 
ALTITUDINE
970 m s.l.m.
SUPERFICIE
95,05 km²
ABITANTI
1.938
DENSITÁ
20,39 ab./km²
FRAZIONI
--
Sito Web
Patrono:
Sant'Ambrogio - 7 dicembre

Cerami sembra esser stata abitata sin dall’antichità. Lo stesso nome pare essere riconducibile a “Keramos” argilla, terracotta, ma dialettalmente anche la tegola, della quale il luogo che accoglie il paese ricorderebbe la forma.
Oggi il paese si distingue in un’area prettamente storica, più alta e caratterizzata da un tessuto urbano agglutinante, stradine strette e tortuose e vicoli che non di rado si perdono nei cortili. Dominante è la grigia pietra con la quale sono costruite le chiese, il castello ed anche le decorazioni di porte, portoni finestre e cantonali, testimoni della abilità dei lapicidi locali. Più in basso si stende l’area moderna, ariosa e decisamente ordinata, che giunge sino al limite del bel bosco di Zuccaleo, una querceta a roverelle che porta il nome arabo di un Mercato di Allah o di Alì. Le prime notizie certe di Cerami si hanno nell’età araba, viene citato da Idrisi che, chiamandolo Garami., dice: “casale cui sovrasta un’alta rocca, è paese prospero, popolato, ha ubertosi campi da seminagione ed acque abbondanti e dolci”. Vale la pena dedicare una lunga passeggiata al reticolo di viuzze, popolato di anziani pronti a conversare amabilmente, per giungere alla Chiesa Madre e poi ai ruderi del castello, luogo di un magnifico panorama sulla provincia di Enna e sui vicinissimi monti Nebrodi. La Chiesa Madre, dedicata a Sant’Ambrogio, il cui culto è chiaro indizio della colonizzazione con genti del nord Italia, venne eretta nel XVI secolo, ha un impianto a tre navate. All’interno conserva una Madonna con bambino attribuita al Gagini oltre che una statua lignea del Quattrocchi rappresentante San Michele arcangelo. Si possono ammirare anche un bel fonte battesimale cinquecentesco e diverse tele del XVII e XVIII secolo.

La Chiesa di San Benedetto, detta della Badia fu edificata durante il XVIII secolo con il vicino monastero. All’interno dominano gli stucchi barocchi e sull’altare maggiore una tela raffigurante la Madonna Assunta del Rapisardi. Vi sono conservati anche una scultura gaginiana e una tela che sarebbe attribuita al Velasquez. Nella Chiesa abaziale viene custodita la venerata immagine della Madonna della Lavina una icona risalente al XV secolo che raffigura la Madonna del latte (Panagia Galatoussa), tipica immagine mariana di culto ortodosso.

La Chiesa del Carmelo, con impianto seicentesco, venne costruita su edifici preesistenti dei quali rimane un portale gotico. All’interno un bel Crocifisso ligneo opera di Fra Umile di Petralia. Più in basso, bella la Chiesa di San Sebastiano voluta dai Baroni Rosso durante il XVII secolo, ha l’esterno torreggiante sulla vallata e una bella cuspide maiolicata a coprire il campanile. Interessanti gli apparati scultorei barocchi realizzati sulla pietra locale.

A poche centinaia di metri dal centro abitato il Santuario della Madonna della Lavina, luogo di un sentitissimo culto per una sacra immagine “ritrovata” tra le rovine di un antico monastero basiliano travolto da una frana, appunto una “lavina”. Il pellegrinaggio, che si svolge in settembre, venne descritto già dal Pitrè nel XIX secolo e coinvolge non solo i ceramesi ma anche i fedeli delle altre cittadine di quest’area nebrodese. Un’altra tradizionale festa ceramese è dedicata a San Sebastiano, con la raccolta dei rami d’alloro per la costruzione delle “bannere” votive e la cavalcata, rito che si lega ad una antichissima tradizione dei Nebrodi, probabilmente retaggio delle pratiche cultuali pagane e dimostrazione di forza da parte degli uomini.