TERRITORIO /

Nicosia

 
ALTITUDINE
724 m s.l.m.
SUPERFICIE
217,78 km²
ABITANTI
13.275
DENSITÁ
60,96 ab./km²
FRAZIONI
Villadoro ➜
Sito Web
Patrono:
San Nicola di Bari, San Felice da Nicosia - 6 dicembre, ultima domenica di Agosto
Pro Loco

Terza città della provincia, Nicosia è il fulcro di un vasto circondario montano. Sia le testimonianze archeologiche che quelle tradizionali, confermano che l’area di Nicosia fu abitata certamente durante il primo millennio a.C.. Di certo però si può affermare che la stabilizzazione di un centro urbano sulla altura del castello, la maggiore delle diverse guglie sulle quali oggi si distende il centro, inizia almeno nel periodo tardo antico, così come testimoniato dagli ipogei catacombali postcostantiniani che si aprono appunto nelle rocce sottostanti le mura del Castello. Il nome della città sembra far propendere per una definitiva organizzazione del centro urbano a seguito del fenomeno dell’incastellamento bizantino. Infatti Nicosia è certamente toponimo di origine greca e in tal forma viene trascritto anche dagli autori arabi che la citano. La popolazione dovette essere costituita prevalentemente da siciliani di lingua siculo greca e di rito orientale anche durante il periodo della Nicosia dominazione islamica. Sappiamo che dura fu per il Gran conte Ruggero l’opera di conquista del centro, che allora doveva essere arroccato proprio sulla cima del Castello. L’importanza del centro determinò però la scelta dello stesso Ruggero I di favorirne la ricolonizzazione con popolazioni provenienti dall’Italia del nord e parlanti dialetti gallo-italici. La colonizzazione “lombarda” produsse quello che oggi è la caratteristica più saliente di Nicosia, il dialetto gallo italico parlato ancora ora ed un quadro culturale che rimane “visibilmente” nordico. Nel tempo alla importanza militare e strategica del sito castellato si affiancò la convenienza commerciale e sociale dello stesso, infatti, divenute pericolose le coste a causa degli attacchi dei pirati e dei corsari turchi, il traffico interno tra Messina e Palermo avveniva sempre  più  spesso  lungo  la  direttrice  Fiumefreddo Termini su quella strada che da allora prenderà il nome di Palermo Messina Montagne e che poi sarà ricalcata dalla Strada Statale dell’Etna e delle Madonie. Tale direttrice vedeva Nicosia perfettamente al centro del lungo viaggio oltre che all’incrocio della stessa con l’altra strada nord sud importantissima per lo spostamento delle greggi in transumanza e del grano verso i “caricatori” della costa tirrenica e quindi sito estremamente idoneo per la creazione di fondaci e ripari per i numerosi viaggiatori. Questo sviluppo consentì al centro di iniziare la sua ascesa a “città”, presto definita anche dall’elevazione a città demaniale, sancito da Federico II di Svevia. Nel nucleo, inizialmente stretto attorno al Castello, finirono per delinearsi due componenti non di rado in aperta lotta tra loro, i Mariani, della città più antica, legatissimi alla grande chiesa normanna di Santa Maria Maggiore ed i Nicolini che, stabilitisi inizialmente fuori le mura, si attestarono attorno ad una piccola chiesa dedicata a San Nicola di Bari trasformandola nella Cattedrale di San Nicolò Lo Plano. Le due fazioni giunsero persino a scontrarsi con le armi in pugno in una contrada che da allora si chiama Serra Battaglia.

Nicosia attrasse anche la nobiltà siciliana, prima durante la lunga e cruenta guerra delle fazioni e poi con la stabilizzazione di diversi casati baronali nella cittadina che si impreziosì di decine di palazzi e cappelle.

Oggi il centro storico, danneggiato da terremoti e durante il XVIII secolo da una disastrosa frana che coinvolse l’intero quartiere di Santa Maria Maggiore, con la scomparsa della grande basilica normanna, appare impreziosito da diversi monumenti che ne caratterizzano l’aspetto tardo medievale.

Volendo seguire un itinerario non si potrà che partire dalla Piazza Garibaldi, una piazza quadra sulla quale si affaccia il fianco porticato della Cattedrale di San Nicolò e che è contornata da palazzi pubblici e privati di preziosa architettura connotata dall’uso dell’intaglio sull’arenaria e sulla dura marna. La cornice edilizia alla piazza conta oltre la cattedrale in senso orario: Palazzo Marrocco, Palazzo Nicosia, Palazzo Falco, Palazzo La Via con all’interno l’oratorio di San Filippo Neri, e Palazzo di città costruito su progetto di Salvatore Attinelli con un grande atrio coperto da vetrate. La Cattedrale, detta di San Nicolò de plano, venne ricostruita su una più piccola chiesetta nel 1340. All’esterno spicca la porta maggiore, gotica, con apertura a sesto acuto e decorazione scolpita ricca e variegata. Accanto si erge la possente torre campanaria, per alcuni costruita sfruttando una antica torre araba. Sulla piazza si aprono dei portici posti su una elegante scalinata che funge quasi da tri-buna al movimento civile tipico delle piazze del meridione. L’interno della cattedrale si presenta nel suo aspetto ottocentesco a causa del quasi totale rimaneggiamento attuato al momento della elevazione di Nicosia a diocesi. Venne allora creata una volta a botte che andò a coprire un magnifico soffitto ligneo dipinto che rappresenta una delle opere medievali più importanti di Sicilia. La volta venne decorata dai fratelli Manno. Tra le tantissime opere d’arte spiccano il fonte battesimale opera di Antonello Gagini e rappresentante Adamo ed Eva nell’Eden, alle spalle del fonte una icona marmorea firmata da Mancino e Vanello, allievi del Gagini e due tele rappresentanti San Giovanni Battista e San Bartolomeo, opera di Giovan Battista Li Volsi e il monumento funebre ad Alessandro Testa, di Ignazio Marabitti. Sull’altare omonimo la statua di San Nicola realizzata da Filippo Quattrocchi.

L’altare del SS. Sacramento è, invece, particolarissimo per la policromia dei marmi mischi. Il presbiterio è caratterizzato da un grande coro ligneo di Giovan Battista e Stefano li Volsi del 1622. Tra i pannelli una veduta raffigurante Nicosia nel XVII secolo. A destra del coro un altare con il Crocifisso detto “Padre della Provvidenza” da alcuni attribuito a Fra Umile da Petralia mentre per altri di produzione nicosiana. Nella navata destra si può ammirare la Madonna

della Vittoria, di scuola gaginesca (1571), il pulpito di Giandomenico Gagini ma anche due tele di Filippo Randazzo, pittore nicosiano, rappresentanti la Sacra Famiglia e l’Immacolata ed una tela del Patania raffigurante il martirio di San Placido. La grande statua di san Nicolò è opera del li Volsi con gli apostoli del Filingelli. Interessante anche la sacrestia con mobili del XVII secolo e tre magnifiche tele: la Madonna tra il Battista e Santa Rosalia di Pietro Novelli; San Bartolomeo di Giuseppe de Ribera detto lo spagnoletto e il Martirio di San Sebastiano di Salvator Rosa. Proprio alle spalle della Piazza Garibaldi, un bel portale gotico aragonese un tempo facente parte della Chiesa di San Francesco d’Assisi. Salendo la lunga scalinata della Via Salomone, dopo aver visto la facciata dell’omonimo palazzo, si giunge alla Chiesa del SS. Salvatore, in posizione dominante. La struttura è esistente almeno dal 1204 e la sua vetustà si nota anche dal portico romanico, di notevole valore estetico e storico. Bello il sistema di meridiane, usate dall’intera città come riferimento base, e l’ingegnoso sistema del calendario delle rondinelle, una sorta di registro pubblico utile a segnare l’arrivo delle rondini anno per anno. Dalla chiesa si potranno osservare la Rocca Palta, un’altura con il resto di una piccola fortezza aragonese, ed un magnifico panorama sul centro cittadino. Riscendendo verso il centro, dietro la Cattedrale, i palazzi La Motta di San Silvestro con facciata in bugnato e bell’atrio interno, e quello vescovile di foggia barocca. Scendendo lungo la via fratelli Testa a destra Palazzo Camiolo ed a sinistra la Cappella del SS. Sacramento, poi Palazzo Cirino con la facciata a tre ordini vitruviani. Sempre sulla via la Chiesa di San Calogero del XVII con soffitto a cassettoni in legno dorato. All’interno una addolorata di Filippo Quattrocchi ed un San Calogero di Stefano Li Volsi. La chiesa custodisce opere di a Filippo Randazzo, detto il monocolo di Nicosia. Sul colle dei Cappuccini, invece, il complesso conventuale, del quale va visitata la Chiesa con tele di Nicola Mirabella e Gaspare Vazzano da Gangi. La chiesa è famosa per custodire le spoglie mortali di San Felice da Nicosia, recentemente elevato alla gloria degli altari.

 Il quartiere di Santa Maria. Il percorso si potrà iniziare da largo Duomo ove sul cantonale di una casa privata si potranno individuare i resti del piliere, il punto di confine tra i due quartieri rivali di Santa Maria e San Nicolò. Il piliere è contraddistinto da una lapide raffigurante una mano aperta sormontata da un’edicola. Proseguendo lungo la Via Francesco Salomone, si camminerà tra i palazzi ed i resti delle fastose abitazioni dell’aristocrazia nicosiana. A metà strada la Chiesa di San Giuseppe con portale del XVIII secolo e tetto ligneo a cassettoni e capriate. Più su, dopo aver superato i resti delle mura di Palazzo san Giaime, si giunge alla Chiesa di San Vincenzo Ferreri, annessa all’omonimo convento e costruita nel 1555. Notevole la facciata con la lunga balconata a grate a petto d’oca per le suore di clausura ospitate nel convento. All’interno un magnifico ciclo di affreschi di Guglielmo Borremans 1672-1744. La Chiesa di Santa Maria Maggiore con facciata incompleta e bel portale barocco. L’edificio, a tre navate, venne realizzato su disegno di Giuseppe Serafini. Conserva la “Cona” di Antonello Gagini, del 1511, a ben sei piani. Opere di Giacomo Campione, una Madonna che potrebbe essere attribuibile a Francesco Laurana, la sedia dell’imperatore Carlo V del 1535 e il cosiddetto Padre della Misericordia, il crocifisso di Vincenzo Calamaro, venerato dai nicosiani di Santa Maria in opposizione al Padre della Provvidenza custodito a San Nicolò. Unico resto della antica chiesa un campanile in piazza dell’orologio collegato a parti delle fondamenta normanne. Ancora più in alto si giunge al quartiere di Santa Nicolella con l’omonima chiesa bizantina e ai resti del Castello. Qui si potranno osservare i monconi di due mastii, separati da un lungo muro merlato, detto il ponte normanno, posto a chiusura della corte grande e aperto solo da una porta ad arco acuto con rimbotto interno.

Infine, si potrà giungere al quartiere tradizionalmente abitato dai saraceni, e non a caso dedicato a San Michele Arcangelo. Qui sorge la chiesa omonima con retro triabsidato di epoca normanna e facciata settecentesca affiancata da una torre del XV secolo.