TERRITORIO /

Enna

 
ALTITUDINE
992 m. s.l.m.
SUPERFICIE
357,14 kmq
ABITANTI
26.755
DENSITÁ
52 ab. /Kmq
FRAZIONI
Pergusa Borgo Cascino
Sito Web
Patrono:
Maria S.S. della Visitazione - 2 luglio [Info]
Info Point
Pro Loco

L’unica provincia siciliana a non essere bagnata dal mare, Enna è proprio un’isola nell’isola, una prospettiva diversa da cui godersi la Sicilia. Un vero e proprio scrigno in cui si conservano ambienti naturali e paesaggistici unici, quadri dalle svariate tinte del verde e poi del giallo, ma anche tesori archeologici e storici, di straordinaria importanza, testimonianze del passaggio delle più antiche ed importanti civiltà, da quella romana, greca, bizantina, araba, normanna e non solo. Terra del mito con il ratto di Proserpina consumatosi sulle sponde del lago di Pergusa, uno degli episodi mitologici tra i più affascinanti, dal quale si origina l’alternanza delle stagioni, ognuna con i propri colori, con i propri frutti della terra in un ciclo perenne di stasi e di rinascita. Ma anche terra delle riserve naturali e dei laghi, con ben sette invasi, incastonati qua e la in ambienti naturali protetti, preziosissima riserva d’acqua che rende fertili le terre circostanti e che disseta parte della Sicilia.Terra assai generosa, dove si conserva la biodiversità, offre un ricco paniere di prodotti tipici locali dove a prevalere è il colore giallo. Dal grano, alla pesca di Leonforte, al pane di Dittaino, al piacentino ennese, allo zafferano e all’olio extravergine d’oliva, l’oro verde delle colline ennesi. Terra orgogliosa delle proprie tradizioni, molte delle quali sono diventate simbolo identitario di un territorio che vuole conservare e custodire, con gelosia e dedizione il proprio passato fatto di riti secolari, usi e costumi. Terra dell’odore acre dello zolfo e del sapore amaro del sale le cui viscere hanno visto duramente lavorare e spesso anche perire tantissimi “carusi” assieme ai loro padri e che oggi ne onora la memoria con il parco e il museo minerario di Floristella. Enna, urbis inespugnabilis, altera nella sua posizione occupa il centro della Sicilia su uno sperone di quasi 1000 metri dal livello del mare, che la rende il capoluogo di provincia più alto d’Italia. Dai suoi angoli più caratteristici dal Belvedere, piuttosto che dalla Rocca di Cerere, o ancora dal castello di Lombardia o dalla torre di Federico, lo sguardo cattura, valli, colline, lo scintillio delle luci dei paesi, e sua Maestà l’Etna fino a scorgere all’orizzonte il mare.

La città di Enna si suddivide oggi in diverse aree separate; alla antica città turrita, a quasi mille metri di altezza, fanno corona a Sud, Enna bassa, e il Villaggio Pergusa, sorto nel 1936 sulle rive dell’omonimo lago. Il centro storico antichissimo per fondazione, sorge su di un monte che si presenta come un vastissimo altipiano circondato da precipizi più o meno alti ma sempre verticali che ne costituiscono una sorta di imprendibile muraglia. Queste caratteristiche ne fecero nell’antichità una meta ambita, un luogo che valse la pena di colonizzare nonostante il prezzo da pagare in termini di scomodità dell’abitato e di difficoltà meteorologiche. La cuspide orientale è occupata dalla antica acropoli, con la Rocca di Cerere, ove sorgeva il santuario delle divinità ktonie che fece famosa Enna nell’antichità e dove in seguito venne costruito l’imponente castello regio detto di Lombardia.

L’itinerario più comodo non potrà che partire proprio dall’acropoli ed in particolare dalla Rocca di Cerere. Questa è una cima in calcarenite, quasi completamente isolata dal resto del monte e caratterizzata da un masso roccioso che venne ampiamente lavorato in periodo classico quale centro del Themenos sacro a Demetra e Kore. Salendo sul masso dalla monumentale scalinata antica, si gode un panorama mozzafiato che domina la gran parte dell’isola.

Attorno alla Rocca, scavi tutt’ora in corso, stanno portando alla luce diverse fasi della storia della città a partire dal periodo della ellenizzazione.

Il Castello, di quasi tre ettari, è fondamentalmente quello voluto da Federico II di Svevia nel XIII secolo, costruito sopra i resti della antica acropoli e delle fortificazioni bizantine, arabe e normanne che lo precedettero. Si suddivide in tre grandi cortili ed un rivellino, capaci di funzionare come castelli separati, muniti di diverse torri e ospitanti strutture atte alla presenza militare ma anche alla residenza della corte sveva. Il palatium svevo, danneggiato durante il regno di Manfredi, si legge oggi con maggiore difficoltà e venne in parte sostituito da una alta torre duecentesca la cosiddetta Torre Pisana.

Ai piedi del Castello, sotto il possente barbacane roccioso, la statua di Euno, lo schiavo siriaco che nel 132 a.C. diede inizio alla Prima Guerra Servile, una rivolta degli schiavi che tenne in scacco per anni le legioni romane. Dalla spianata del castello, oggi occupata dal Monumento ai caduti, di Ernesto Basile (1928), inizia l’arteria principale della città, l’antica Sharia araba, che si apre ai quartieri antichi.

Notevolissima è la urbanistica che ha mantenuto quasi inalterata la planimetria araba con vicoli e cortili chiusi. Il primo grande edificio antico che si incontra è la Chiesa di San Francesco di Paola, sec. XVI, detta del Santo Padre, ad aula.

Al suo interno la Madonna del Loreto del Gagini. Più avanti la ex chiesa degli apostoli Pietro e Paolo, oggi adibita a caffè letterario, al cui interno si possono ammirare non solo un altare barocco ma anche una cripta con colatoi a seggi. Deviando dall’asse della Via Roma lungo la stretta Via San Salvatore, si potranno osservare diversi palazzotti con forme gotico catalane e rinascimentali e la antica Chiesa del Salvatore. Nel cortile i resti di un monastero basiliano ed all’interno della piccola chiesa un dipinto raffigurante l’Ecce Homo. pregevole anche l ‘ Urna processionale del Cristo Morto, grande opera di artisti catanesi.

Il Duomo, annunciato dalle grandi absidi gotico catalane, si distende lungo la linea di crinale, con il fianco aperto sulla piazza Mazzini, circondata da palazzotti nobiliari e fronteggiato dalla Chiesa di San Michele Arcangelo, tradizionalmente sorta sulla antica Moschea del venerdì.

La Via Roma scende poi lungo il fianco dell’antico complesso dei Gesuiti, ancora oggi sede di scuole pubbliche per aprirsi, infine, sulla piazza Colajanni. Qui la barocca Chiesa di Santa Chiara, sacrario militare dall’interessante pavimento in maiolica siciliana, e con il dipinto della Madonna della Grazie opera di Giuseppe Salerno, lo Zoppo di Gangi.

A pochi passi il palazzo Pollicarini, in forme gotico catalane con arco di ingresso barocco e il corpo massiccio del complesso dei Benedettini.

Da qui inizia l’area che subì i maggiori sventramenti del XX secolo, soprattutto a seguito della elevazione di Enna a capoluogo di provincia. Notevolissima la Piazza Garibaldi, nella quale si affacciano il grande palazzo del Governo, il palazzo delle Corporazioni ed i palazzi Grimaldi di Geracello ed INCIS, con fortissimi richiami che vanno dalla architettura umbertina alle scelte stilistiche neoromane tipiche del ventennio fascista.

Sempre sulla via Roma si apre la piccola piazza Maestro Coppola con il Santuario di Giuseppe, barocco con una facciata a torre e loggiato, il fianco della antica chiesa normanna di San Giovanni, oggi trasformato in casa comunale, la cappella di San Zaccaria e la Torre aragonese di San Giovanni sec. XV.

Dalla Piazza Coppola, seguendo una parallela alla Via Roma si potrà attraversare il Mercato Sant’Antonio, quel che resta del pittoresco “mercato degli alimentari” tradizionale. In fondo alla strada la Chiesetta dell’Addolorata, che ospita la omonima confraternita. Siamo così giunti all’area della “piazza” il cuore della città antica, lungo la parallela opposta al mercato, la Via Falautano, si apre la grande chiesa basilicale di San Domenico, un tempo parte dell’omonimo convento ed oggi sede della parrocchia di San Giovanni. Al suo interno di notevole pregio due opere pittoriche:  Santa  Barbara  e  la  Madonna  del Rosario opere entrambi dello Zoppo di Gangi del 1595, la Presentazione al Tempio del Borremans e il fonte battesimale la cui base è ricavata da resti  marmorei  di  epoca  romana. All’esterno della chiesa ancora perfettamente funzionante una  meridiana  del  1742.  Il  palazzo  del Municipio del XVIII secolo è in stile neoclassico con colonnato tuscanico sulla fronte e  timpano di coronamento sormontato dall’orologio civico con  le  sue  campane  automatiche. All’interno il bel Teatro Garibaldi.

Nella parte bassa della piazza sorge la Chiesa di San Marco che venne edificata nella prima metà del XVI secolo in luogo della sinagoga grande rimasta in uso sino al 1492. All’interno,

di gusto spiccatamente barocco, si possono ammirare gli stucchi e gli affreschi di Gabriele De Blanco (1705). Tra le opere due tele raffiguranti la Vergine in trionfo tra santi carmelitani e San Marco ma anche una Immacolata del 1769 opera di Tommaso Sciacca. L’opera che più colpisce è però la grande custodia lignea che occupa l’altare maggiore, opera di Antonino Rallo, su disegno dell’architetto Agatino Daidone da Calascibetta (1708).

Da San Marco la Via Roma scende alla bella e scenografica Piazza Vittorio Emanuele, perfettamente rettangolare, con diversi palazzi nobiliari a farle da quinta. Palazzo Greca Militello, Palazzo Potenza, Palazzo Castagna, e con la mole della Chiesa dell’Immacolata Concezione (Chiesa di S. Francesco), costruita sui resti del Palazzo che fu dei Chiaromonte e che venne destinato ai Francescani. La chiesa, ad aula, sorge su di un possente barbacane roccioso ed è affiancata da una elegantissima torre in forme che dal gotico catalano si avvicinano a scelte più rinascimentali in una fusione di grande respiro. All’interno della chiesa si trova una statua dell’Immacolata attribuibile alla bottega del Bagnasco. Notevole la quattrocentesca croce sospesa all’arco trionfale ed attribuita a Pietro Ruzzolone. La storia di San Francesco viene narrata in affreschi opera di Giovan Battista Bruno (XVII). Alle pareti tra le tele due opere del pittore Francesco Ciotti da Resuttano e rappresentanti la Natività e L’annunciazione ed una Adorazione dei Magi opera del fiammingo Simone da Wobreck. La strada principale giunge quindi al Piano della Balata, un importante snodo centrale dominato dalla Chiesa di San Cataldo. La chiesa posta su di un alto terrapieno e collegata alla piazza da una imponente scalinata, è oggi nelle forme neoclassiche della ricostruzione effettuata nel XVIII secolo.

Il terrapieno nasconde, visibili da botole trasparenti sul pavimento della chiesa, diversi resti archeologici pertinenti sia alla precedente costruzione ecclesiale che ad un sepolcreto medievale. L’interno, a navata unica oggi coperta da tetto a capriate ma originariamente voltato, conserva alcuni resti della antica chiesa medievale, come il portalino che unisce l’aula alla sacrestia ma anche l’icona marmorea attribuita a Giandomenico Gagini. All’interno una tela rappresenta San Cataldo ed è opera di Giuseppe Albina del 1595, mentre altre grandi tele sono attribuite a Francesco Pellegrino e Giovanforte La Manna (XVII). Nell’ottocento la parrocchia si arricchì di opere del pittore ennese Saverio Marchese.

Continuando lungo la Via Roma, caratterizzata da case e palazzotti del XVIII e XIX secolo, si giunge alla Piazza Neglia, con la Chiesa e la Torre di San Tommaso, la Cappella delle Anime Sante del Purgatorio ed il Convento delle Canossiane, detto “a Batiedda”.

La Chiesa di San Tommaso si caratterizza per l’aspetto medievale, con la sua torre campanaria in bilico tra le scelte gotiche e quelle rinascimentali ed il bel portico elevato sulla piazza. All’interno l’altare maggiore ospita una grande icona marmorea attribuita a Giuliano Mancino del 1515, diverse tele di Saverio Marchese e alcune statue di santi in legno dipinto.

Di fronte San Tommaso, la Chiesa delle Anime Sante del Purgatorio, costruita nel 1671 in forme barocche con portale colonnato su scalinata. L’interno, ricchissimo in decorazioni, è coperto a botte con affreschi di Guglielmo Borremans raffiguranti la gloria della Madonna con papa Urbano VIII, il Trionfo della Fede, la cacciata degli angeli ribelli.

L’altare maggiore presenta una tela raffigurante il purgatorio firmata da Saverio Marchese. Rimangono la pavimentazione originaria in maiolica e un pulpito ligneo scolpito. Dalla piazza, salendo lungo la Via Legnano si potrà raggiungere il Complesso della Madonna del Carmine, con la grande chiesa e la torre gotica detta di Frate Elia. La chiesa a navata unica conserva un’estasi di Santa Teresa, di Saverio Marchese e alcune tele settecentesche di ignoti raffiguranti l’Addolorata, San Giovanni evangelista e la Madonna del Carmelo.

Ancora più in alto si giunge alla bella Chiesa di Santa Maria La Donna Nuova. Esistente già nel 1403 come chiesa dei cavalieri templari, oggi è in forme più tarde con facciata concava a due campanili arcuati affrontati. L’interno, che venne gravemente danneggiato durante il secondo conflitto mondiale, presenta tele dello Zoppo di Gangi.

La parte occidentale del monte è occupata dai quartieri più nuovi. Delle antiche strutture un tempo isolate rimangono il complesso della “Colombaia” con la Chiesa della Madonna del Popolo, la Chiesetta di San Sebastiano, e, più in alto la Chiesa ed il Convento di Santa Maria di Monte Salvo accanto il quale si alza il cippo che segna il centro geografico della Sicilia. Santa Maria del Gesù è un convento di frati minori costruito nel 1577 su una precedente cappella oggi inglobata nella chiesa e su preesistenze che qualcuno attribuisce all’epoca classica. A queste preesistenze verrebbero attribuiti gli steli delle acquasantiere in basalto. La facciata presenta un portico ad archi. L’interno della chiesa è a navata unica e presenta l’altare maggiore con statue lignee di San Francesco d’Assisi Santa Elisabetta e San Zaccaria. Sulla cima di una collinetta, si erge la Torre di Federico. Attorniata dall’omonimo parco urbano, si tratta di un edificio castellato medievale che si compone dei resti di un vasto recinto murario ottagono aperto da due porte arcuate al cui centro si eleva una grande torre, anch’essa ottagona, alta oggi oltre 25 metri. Sebbene priva di certa attribuzione, la torre è fortemente pregnata da scelte architettoniche sveve che pongono la costruzione durante il regno di Federico II di Svevia. Sempre in questa area della città, al di fuori del perimetro urbano e lungo quella che fu sin dai tempi antichi una importante strada di arroccamento, si trova il Santuario di Papardura. Qui, nel 1659, in una delle grotte che traforano la pendice rocciosa e che dovevano ospitare eremiti basiliani, venne ritrovata una immagine del Crocifisso dipinta su di una lastra di pietra. Per la venerazione della stessa venne allora costruito un santuario che ha la particolarità di ergersi su di un alto ponte in pietra. L’interno, a navata unica su pianta quadra e terminante nell’abside che coincideva con la grotta del ritrovamento, è coperto da un bel soffitto a cassettoni lignei e decorato da stucchi da più attribuiti ai Serpotta. Tra gli altri monumenti si segnalano l’antica Chiesa della Madonna di Valverde e la Chiesa di Santa Rita annessa al convento degli Agostiniani.